sabato 28 dicembre 2013

Walden o Vita nei boschi 1


Nell'articolo pubblicato il 28 agosto vi ho parlato di Henry David Thoreau, uno scrittore americano che amo particolarmente e che vorrei farvi conoscere più a fondo. 



Per questo scopo voglio scrivere una serie di post ispirati e tratti dal suo libro più noto, Walden o Vita nei boschi.




Thoreau nasce  a Concord, Massachusetts, nel 1817, dove muore nel 1862 ammalato di tisi.
Nel 1836 incontra l'uomo che maggiormente avrebbe influenzato il suo pensiero: Ralph Waldo Emerson, filosofo trascendentalista. Nel 1845 va a vivere in una capanna costruita su un terreno di proprietà del filosofo, a Walden, e qui scrive il suo miglior lavoro.


Dal primo capitolo di Walden.
"Ho girato molto qui a Concord, e dovunque, in botteghe, uffici, campi, la gente mi parve condannata a soffrire in mille maniere cospicue.
Persino le forme di sofferenza volontaria cui si sottopongono i Bramini che siedono esposti ai quattro venti osservando il sole senza batter ciglio; o che restando sospesi a testa all'ingiù si lasciano pendere sopra le fiamme; o che guardano il cielo con la testa rovesciata finché diviene loro impossibile riassumere la posizione naturale; o che dimorano incatenati tutta la vita al piede di un albero; o che, ritti su di una gamba sola, restano immobili sulla sommità di un pilastro, sono difficilmente più incredibili e sorprendenti delle scene di cui giorno per giorno sono testimone. 
Quante povere anime immortali ho incontrato, quasi completamente schiacciate e soffocate sotto il loro carico....Ma gli uomini si affaticano perché partono da principi sbagliati....E' una vita da pazzi, come capirà lui stesso quando ne sarà giunto alla fine, se non prima...
Gli uomini, nella maggior parte, sono così presi dalle false preoccupazioni e dai più superflui e grossolani lavori per la vita, che non possono cogliere i frutti più saporiti che questa offre loro. In effetti, un uomo che lavori duramente non ha abbastanza tempo per conservare giorno per giorno la propria vera integrità: non può permettersi di mantenere con gli altri uomini i più nobili rapporti.....ha tempo solo per essere una macchina.

Le qualità migliori della natura umana, come i fiori in boccio, si possono conservare solo avendone la massima cura. Eppure noi non trattiamo né noi stessi né gli altri con tanta tenerezza.
Io mi aguzzai la vista con l'esperienza, e così mi appare evidente che la maggior parte di voi conduce una vita meschina e abbietta: siete sempre in bilico, tentando di entrare in affari e insieme di tirarvi fuori dai debiti...arrivando ad ammalarvi per metter da parte qualcosa per quando sarete ammalati...
peggio di tutto però è esser negrieri di se stessi.
L'opinione pubblica è un tiranno assai debole paragonata alla nostra opinione personale. Ciò che determina o piuttosto indica il fato di un uomo è l'opinione che egli ha di se stesso....
...La maggioranza degli uomini vive in quieta disperazione. Ciò che si chiama rassegnazione è disperazione rafforzata.
Non è mai troppo tardi per rinunciare ai nostri pregiudizi. Non possiamo accettare nessuna maniera di pensare o di agire senza averla precedentemente sperimentata. Ciò che tutti oggi accettano per vero apertamente o senza discutere, può apparire falso domani; puro vapore d'opinioni, che qualcuno aveva creduto fosse una nube che avrebbe portato pioggia benefica sui suoi campi.
Ciò che i vecchi vi dicono che voi non potete fare, fatelo: così scoprirete che invece ne siete capaci.
Praticamente i vecchi non hanno importanti consigli da dare ai giovani; le loro esperienze personali sono state parziali e la loro vita è stata un susseguirsi di sfortunati fallimenti, avvenuti certo, come essi debbono credere, per ragioni estranee alla loro volontà. La maggior parte di ciò che i miei concittadini stimano buono, io credo invece con tutta l'anima che sia cattivo.
Io sento una voce irresistibile che mi invita ad allontanarmi da tutto ciò.


continua in Walden o vita nei boschi 2

Se volete acquistare Walden (ve lo consiglio vivamente) o altri libri di Thoreau, ecco un link utile allo scopo.

La nutrizione 1


Questo post inaugura una serie dedicata alla nutrizione. Ho tratto ispirazione da "Lo yoga della nutrizione" di Aivanhov e dal mio libro "Io sono un'anima".

Da oltre vent'anni ho focalizzato la mia attenzione sull'alimentazione e così ho potuto notare come ogni cibo abbia un diverso effetto sull'organismo; in un primo tempo avevo concentrato la mia ricerca sugli aspetti più materiali del cibo, poi lessi "Lo yoga della nutrizione" e mi si aprì un mondo!
Vi sarà capitato di leggere un libro e comprenderlo all'istante, come se ciò che state esaminando non facesse altro che aprire "un file" che esisteva già in voi.....
Questo libro, insieme a pochi altri, ha veramente cambiato il mio sguardo sul cibo e da allora ho imparato a osservare anche gli effetti più sottili sull'organismo.

' Il cibo è preparato nei laboratori divini
Fra le loro ricerche gli Iniziati hanno dedicato molto spazio alla nutrizione. Hanno scoperto che il cibo, preparato nei laboratori divini con saggezza inesprimibile, contiene elementi magici capaci di conservare o di ristabilire la salute, non solo fisica ma anche psichica, e di portarci le più grandi rivelazioni.
Ma per beneficiare di questi elementi è necessario conoscere le condizioni che ne stanno alla base.
Gli uomini non sanno come mangiare, non hanno ancora capito l'importanza spirituale dell'atto di cibarsi. Osservateli durante un pasto: ingeriscono il cibo in modo meccanico e inconscio, inghiottono senza masticare, agitano nella mente e nel cuore pensieri e sentimenti caotici, e spesso mangiano addirittura litigando. Turbano così il funzionamento del loro organismo, e nessun processo può svolgersi in maniera corretta, né la digestione né le secrezioni né l'eliminazione delle tossine.

Migliaia di persone si ammalano senza sapere che i loro mali derivano dal modo di nutrirsi. Basti vedere cosa succede nelle famiglie: prima dei pasti, nessuno ha qualcosa da dirsi; ognuno sta in un angolo a leggere, ad ascoltare la radio  o è occupato coi propri passatempi... Ma quando si tratta di mettersi a tavola, tutti hanno qualcosa da raccontare o dei conti da regolare; e allora parlano, discutono, litigano. Dopo un simile pasto, bisogna andare a riposarsi o addirittura a dormire, perché ci si sente sonnolenti e appesantiti, e coloro che devono lavorare, lo fanno svogliatamente e senza entusiasmo. Invece, chi sa mangiare correttamente si mantiene lucido e in forma.

"Ma allora - direte voi - qual'è la maniera giusta di mangiare?" Esaminiamo in che modo un Iniziato concepisce la nutrizione. Si tratta innanzitutto di mettersi nelle migliori condizioni per ricevere gli elementi preparati nei laboratori della natura, per cui un Iniziato comincia col raccoglimento per legarsi al Creatore; soprattutto non si lascia coinvolgere in conversazioni, ma mangia in silenzio.

Non bisogna considerare il silenzio durante i pasti solo come una consuetudine da convento; un saggio o un Iniziato mangiano in silenzio, e quando prendono il primo boccone, cercano di masticarli con consapevolezza più a lungo possibile, finché scompare nella bocca senza doverlo nemmeno inghiottire. Lo stato in cui si prende il primo boccone è estremamente importante, per cui bisogna prepararsi a farlo nella miglior disposizione possibile, perché proprio il primo boccone mette in moto internamente tutti gli ingranaggi. Non dimenticate mai che il momento più importante di ogni azione è il suo inizio, perché dà il segnale per la messa in moto di determinate energie, e queste energie non si fermano a metà strada, ma vanno fino in fondo. Se cominciate in uno stato armonioso, tutto il resto avverrà armoniosamente.

Per quanto riguarda l'assorbimento degli zuccheri c'è una cosa importante che ben pochi sanno: essa può avvenire soprattutto in bocca perché la ptialina, la sostanza che trasforma gli zuccheri del cibo in qualcosa di fruibile per l’organismo, si trova solo nella saliva; più mastichiamo e più disporremo di energia.
Mangiare lentamente e masticare bene, è importante non solo per poter elaborare gli zuccheri e favorire la digestione in generale, ma anche per un altro motivo: perché la bocca, che è la prima a ricevere il cibo, è il laboratorio più importante in quanto è il più spirituale.
Su un piano più sottile, la bocca ha la funzione di un vero e proprio stomaco; essa assorbe le particelle eteriche del cibo, le energie più sottili e potenti, dopodiché i materiali più grossolani vengono inviati allo stomaco.

La bocca contiene degli organi estremamente perfezionati, cioè le ghiandole situate sulla lingua e sotto la lingua che hanno il compito di assorbire le particelle eteriche del nutrimento. Quante volte avrete fatto questa esperienza! Eravate affamati, veramente sfiniti e avete cominciato a mangiare...Fin dai primi bocconi, ancor prima che il cibo potesse esser digerito, vi sentivate già ristabiliti, rinvigoriti. Com'è stato possibile così rapidamente? Grazie alla bocca l'organismo ha assorbito immediatamente delle energie, degli elementi eterici che sono andati ad alimentare il sistema nervoso. Prima che lo stomaco ricvesse il cibo, il sistema nervoso era già nutrito.

Quando parlo degli elementi eterici che bisogna cercare di estrarre dal cibo, non dovete stupirvi. Un frutto, per esempio, è composto da sostanze solide, liquide, gassose ed eteriche. Tutti conoscono bene le sostanze solide e quele liquide; pochi si occupano dei profumi, che sono già più sottili. Quanto alla parte eterica, legata ai colori del frutto e soprattutto alla sua vita, è un campo, questo, totalmente ignorato e trascurato, che tuttavia è della più grande importanza, poichè l'uomo nutre i suoi corpi sottili grazie alle particelle eteriche degli alimenti.

Dato che l'uomo non possiede soltanto un corpo fisico, ma altri corpi più sottili (eterico, astrale, mentale, causale, buddhico, atmico), sedi delle funzioni psichiche e spirituali, si pone per lui il problema di sapere come alimentare i corpi sottili che, a causa della sua ignoranza, rimangono spesso senza nutrimento. Egli sa più o meno cosa dare al corpo fisico, ma non sa alimentare gli altri corpi: il corpo eterico o vitale, il corpo astrale, sede dei sentimenti e delle emozioni, il corpo mentale, sede dell'intelletto, e ancor meno i corpi sottili superiori.

Per concludere, mi sembra evidente che quando ci troviamo in una situazione di tristezza e depressione, quando abbiamo l'impressione che il Padre sia lontano da noi, una delle prime cose da fare è quella di nutrire meglio i nostri corpi più sottili imparando a mangiare con particolare attenzione. '

Walden o vita nei boschi 2


Prima di passare al post di oggi, una precisazione.
Sento la necessità di spiegarvi perché io abbia deciso di pubblicare la serie di articoli sui sette vizi capitali o otto passioni maggiori. Intanto non si tratta di post che ho scritto di mio pugno ma, fatta eccezione per alcuni stralci tratti dal mio libro, di parti che ho ricopiato di sana pianta da altri testi.
Inizialmente sono partito dall’idea che effettivamente quello della filagurgia, la gola, sia uno dei problemi principali che ottunda le capacità psicofisiche del genere umano ed è per questo che ho pubblicato quel primo post; poi, pur essendo solo parzialmente d’accordo con i contenuti dei commenti agli altri vizi capitali, ho deciso di andare avanti. Credo che le resistenze che tali scritti possono incontrare da parte vostra, derivino soprattutto dal fatto che non riuscite a pensare a voi in termini di ghiottoni inveterati o lussuriosi; il sistema in cui viviamo considera tali cose del tutto normali, e quando una cosa la fanno tutti abbiamo un alibi fantastico a disposizione. I mass media spingono moltissimo al consumo alimentare per soddisfare i nostri desideri, e i nostri sensi sono continuamente solleticati da i vari yoghurt che ci invitano a fare l’amore con il sapore o gelati che, a mò di falli, donne procaci leccano con voluttà. Eppure credo che tutti noi abbiamo grande bisogno di riflettere su quanto idolatriamo noi stessi anziché rivolgere la nostra devozione al Padre. L’enorme profitto dell’industria alimentare derivante dalla vendita di prodotti voluttuari non indispensabili come merendine, gelati o altro e il profitto dell’industria del porno, della prostituzione o della droga, testimoniano quanto le persone siano dedite al soddisfacimento di passioni carnali e quanto essi soffrano a causa della perdita di relazione con Dio. Il mio intento è comunque quello di stimolarvi alla riflessione e all’osservazione non certo quello di giudicarvi o disprezzarvi: io stesso sono come voi e solo fino a poco tempo fa ero permanentemente alla ricerca di anestetici per non sentire la mia angoscia esistenziale.
Ma ecco l’articolo su Walden di Thoreau a seguito del precedente pubblicato il 5 setttembre.


L'eterna tesa ansietà di alcuni è quasi una forma di male incurabile, decisi a vivere senza fede, quando possiamo farlo; dopo essere stati sul chi vive per tutta la giornata, alla sera recitiamo svogliatamente le nostre orazioni e ci affidiamo all'incerto. Tanto completamente e sinceramente siamo costretti a vivere, rispettando la nostra vita e negando la possibilità di un mutamento. Diciamo che il nostro è l'unico modo di vita, ma ve ne sono tanti altri, tanti quanti i raggi che in un cerchio possono essere tracciati dal centro! Ogni mutamento è un miracolo da contemplare: e un miracolo che si avvera a ogni istante.

...Molti lussi e molte delle cosiddette comodità della vita sono non solo inutili ma addirittura effettivi intralci alla elevazione morale dell'uomo.
Intendo anche parlare a quelli che sono ricchi in apparenza ma in effetti sono invece i più poveri di tutti, in quanto hanno accumulato scorie di cui non sanno che uso fare o come liberarsi, e che così si sono costruiti con le loro stesse mani catene d'oro o d'argento.

Se dovessi tentare di spiegare come io abbia desiderato vivere in passato, la cosa probabilmente sorprenderebbe i miei lettori che in qualche maniera conoscono la storia effettiva della mia vita; e certamente stupirebbe quelli che non ne sanno nulla. Accennerò soltanto a qualcuna delle imprese che a quell'epoca più mi allettavano. In ogni stagione, e a qualunque ora del giorno e della notte, è sempre stata mia cura migliorare quanto più potessi l'attimo in cui mi trovavo a vivere, e fermarlo per vivere nel punto d'incontro di due eternità, il passato e il futuro, vale a dire nel presente, e attenermi fedelmente a esso.

Per quanto riguarda il vestiario noi siamo spinti a procurarcelo più spesso dall'amore della novità e dal rispetto per l'opinione altrui che da necessità effettiva. Ricordi, chi lavora, che lo scopo del vestiario è innanzitutto conservare il calore vitale e, secondariamente, date le condizioni della nostra civiltà, di coprire le nudità.....  
....Guardatevi dalle imprese che richiedono abiti nuovi, invece che nuovi "indossatori". Se non c'è l'uomo nuovo, come si potranno fare abiti che gli si adattino? Se dovete intraprendere qualcosa di nuovo, fatelo nei vostri abiti vecchi.

Tutti gli uomini hanno bisogno non di qualcosa con cui fare ma di qualcosa da fare, o piuttosto di qualcosa per essere. Forse non dovremmo mai procurarci un abito nuovo, per quanto stracciato e sporco sia quello vecchi, finché non ci siamo comportati in maniera tale da sentirci uomini nuovi nel vestito vecchio, cosicché conservarlo sarebbe come tener vino nuovo in bottiglie vecchie (Matteo 9:17). Il serpente smette la propria pelle e il bruco abbandona il suo abito di verme, per una proprietà interna di espansione; ché gli abiti sono soltanto la nostra cute esteriore e le nostre spoglie mortali. Altrimenti si scoprirà che navighiamo sotto falsa bandiera, e saremo allora inevitabilmente messi al bando dalla nostra stessa opinione, oltre che da quella degli altri.

Continua in "Walden o vita nei boschi 3"

Perché dovrei affliggermi ora? (1)


Se state seguendo i miei post vi sarete accorti che, oltre a quelli con argomento libero, sto portando avanti con regolarità articoli in cui tratto dei vizi capitali, della nutrizione dal punto di vista del maestro Aivanhov, e del romanzo Walden di Thoreau; da oggi ho voglia di aggiungere anche trascrizioni di un discorso tenuto a Poona da Osho Rajneesh nel 1976: "Perché dovrei affliggermi ora?"
A me pare sia una delle cose più belle che siano state scritte sul sonno della coscienza.
Che buon pro vi faccia!


Tung Men Wu, vissuto a Wei, non si afflisse quando il figlio morì. Sua moglie gli disse: "Nessuno al mondo amava il proprio figlio quanto te, perché non ti affliggi, ora che è morto?" Egli rispose: "Non avevo figli, e quando non ne avevo, non mi affliggevo. Ora che è morto tutto è come prima, quando non avevo alcun figlio. Perché dovrei affliggermi ora?"


La verità religiosa più essenziale è che l'uomo è addormentato; non in senso fisico, bensì metafisico; non in apparenza, ma in profondità. L'uomo trascorre la propria vita in un profondo stato di torpore. Lavora, si muove, pensa, immagina, sogna, ma questo sonno costituisce il continuo substrato della sua vita.

Sono molto rari i momenti in cui ti senti realmente sveglio, e si possono contare sulla punta delle dita di una mano. Se in settant'anni hai vissuto sette soli istanti di risveglio, è già molto.

L'uomo vive come un robot: meccanicamente efficiente ma senza consapevolezza. Questo è il vero problema: tutti gli altri problemi, per quanti possano essere, sono solo una conseguenza del suo sonno.

E' molto importante comprendere in che cosa consiste questo sonno, perché lo zen è uno sforzo per diventare attenti e svegli. Ogni religione non è altro che questo: uno sforzo per diventare più coscienti, più consapevoli, per introdurre un'attenzione, più consapevolezza nella tua vita.

Tutte le religioni del mondo, in un modo o nell'altro, sottolineano il fatto che questo sonno consiste in una profonda identificazione, ovvero nell'attaccamento.

La vita dell'uomo possiede due livelli: uno è quello essenziale, l'altro è quello accidentale. L'essenziale non è mai nato e mai morirà. L'accidentale nasce, vive e muore. 

L'essenziale è esterno, al di fuori del tempo; l'accidentale è soltanto casuale. Noi ci attacchiamo troppo al casuale e tendiamo a dimenticare l'essenziale.

Qualcuno si attacca troppo al denaro, e il denaro è accidentale; non ha niente a che vedere con l'essenza della vita. Qualcuno si attacca troppo alla casa, o all'automobile, o alla moglie, al marito, ai figli, alle relazioni... ma le relazioni appartengono tutte al piano accidentale, non hanno nulla di essenziale, non è quello il tuo vero essere. E, in questo secolo, questo problema è diventato molto grave.

Qualcuno ha definito il ventesimo secolo "il secolo accidentale", e ha ragione. La gente vive una vita troppo identificata con ciò che non è essenziale: denaro, potere, prestigio, rispettabilità. Quando ve ne andrete, dovrete lasciare tutto alle spalle: perfino Alessandro Magno se ne è dovuto andare a mani vuote.
Un grande mistico morì. Appena giunto in paradiso chiese a Dio: "Perché Gesù non è nato nel ventesimo secolo?" Dio scoppiò a ridere e disse: "Impossibile! Dove si sarebbero potuti trovare tre uomini saggi come i re magi? E una vergine?"
Il ventesimo secolo è l'epoca più accidentale: a poco a poco l'uomo si è attaccato sempre di più al concetto di "me" e di "mio", è diventato possessivo. E ha completamente perso di vista il proprio essere; ha smarrito completamente l'io.

Il "mio" è diventato più importante, ha assunto un grande rilievo, e quando questo accade, significa che ti stai attaccando all'accidentale. Quando invece l'io rimane sul trono e "me" e "miei" restano semplicemente dei servitori, allora tu sei il padrone, non sei più uno schiavo e vivi in un modo completamente diverso.

Questo è ciò che lo zen definisce "il volto originale dell'uomo", allorché esiste il puro "io": questo "io" non ha niente a che vedere con l'ego. L'ego non è altro che il centro di tutti i tuoi possessi non essenziali. L'ego non è altro che l'accumularsi del "mio": la mia casa, la mia macchina, il mio prestigio, la mia religione, il mio retaggio, le mie tradizioni. Tutti questi "me" e "miei" continuano ad accumularsi e si cristallizzano in forma di ego. Quando uso al parola "io", lo faccio in senso assolutamente non egoico: "io" indica il tuo vero essere, il tuo vero volto.

Lo zen dice: "Trova il tuo vero volto, il volto che avevi prima di nascere. Scopri il volto che tornerai ad avere quando sarai morto". Tra la nascita e la morte, qualsiasi pensi sia il tuo volto, esso è accidentale. Lo hai visto in uno specchio, non l'hai percepito dall'interno, lo hai cercato all'esterno.
Conosci il tuo volto originale? No, tu conosci solo la faccia che il tuo specchio ti mostra, e tutte le tue relazioni sono solo degli specchi.

Il marito dice alla moglie: "Sei bellissima!" e lei comincia a pensare di essere bella. Qualcuno inizia a lusingarti: "Sei molto saggio, intelligente, sei un genio", e tu cominci a crederlo. Oppure qualcuno ti critica, ti odia, è in collera con te. Tu non accetti quello che dice, tuttavia anche questo penetra nel profondo del tuo inconscio. Da qui scaturisce l'ambiguità dell'uomo. Qualcuno ti dice che sei bellissimo, qualcun altro dice che sei orribile: che fare? Uno specchio ti dice che sei saggio, un altro che sei un idiota: che fare? E tu dipendi interamente dagli specchi esterni, ed entrambi sono degli specchi.

Lo specchio che dice che sei un idiota potrà non piacerti, ma lo ha detto, ha compiuto la sua opera. Puoi anche rimuoverlo ed evitare che affiori nella tua consapevolezza, ma nel tuo inconscio rimane il fatto che qualcuno ha detto che sei un idiota.
Tu credi agli specchi, per cui sarà sempre diviso, perché gli specchi sono molti e ognuno fa le proprie proiezioni. Qualcuno ti definisce saggio, non perché tu lo sia, ma perché è nel suo interesse. Qualcuno ti definisce un idiota, non perché tu lo sia, ma perché fa su di te una particolare proiezione. Queste persone rivelano semplicemente le loro simpatie e le loro antipatie, non stanno dicendo nulla di te. Forse dicono qualcosa su se stessi, ma non di certo su di te, perché nessuno specchio può mostrarti chi sei.

Uno specchio può solo riflettere la superficie, la tua pelle. Ma tu non sei la tua pelle, sei un fenomeno molto più profondo. Tu non sei il tuo corpo: oggi il corpo è giovane, domani è già vecchio...un giorno gode di ottima salute, un altro è zoppo e paralitico. Stamane pulsavi di vita, domani la tua vita se ne è andata...ma tu non sei la tua periferia! Sei il tuo centro! L'uomo accidentale vive alla periferia, l'uomo essenziale vive al suo centro: su questo si fonda l'intera ricerca.

...continua in "Perché dovrei affliggermi ora?" (2)

La nutrizione 2


continua dal post del 11 settembre "La nutrizione 1"





Vi dicevo che bisogna masticare bene gli alimenti, ma la masticazione è soprattutto per il corpo fisico; per il corpo eterico bisogna aggiungere la respirazione.

Come l'aria ravviva la fiamma - sapete bene che bisogna soffiare sul fuoco per rianimarlo - così, fare della respirazione profonda durante il pasto consente una migliore combustione. La digestione è una combustione, così come lo sono la respirazione e il pensiero; soltanto il grado di calore e la purezza dei materiali differiscono da un processo all'altro. Mangiando, dovete dunque fermarvi ogni tanto e respirare profondamente, affinché la combustione permetta al corpo eterico di estrarre dal cibo le particelle più sottili. Poiché il corpo eterico è il conduttore della vitalità, della memoria e della sensibilità, così facendo beneficerete del suo corretto sviluppo. 

Il corpo astrale invece si nutre di sentimenti, di emozioni, quindi di elementi fatti di materia ancora più sottile delle particelle eteriche. Soffermandovi qualche momento sul cibo con amore, preparate il vostro corpo astrale ad estrarne delle particelle più preziose di quelle eteriche. Quando il corpo astrale ha assorbito tali elementi, ha tutte le possibilità di nutrire sentimenti appartenenti a un ordine estremamente elevato: l'amore per il mondo intero, la sensazione di essere felice, in pace e di vivere in armonia con la natura.

Purtroppo gli uomini vanno perdendo sempre più questa sensibilità; non provano più un senso di protezione, di sollecitudine, di amore e di amicizia verso gli oggetti, gli alberi, le montagne e le stelle. Sono inquieti, turbati, e quando si rifugiano nella loro casa, perfino durante il sonno hanno l'impressione di essere minacciati; ma interiormente qualcosa si sgretola, per cui non si sentono più protetti da madre natura, in quanto il loro corpo astrale non ha ricevuto il nutrimento di cui aveva bisogno.
Nutrite il vostro corpo astrale, e proverete delle indescrivibili sensazioni di benessere che vi spingeranno a manifestarvi con generosità e benevolenza. E se avrete dei problemi importanti da risolvere, saprete dimostrarvi di ampie vedute, comprensivi e tolleranti. 

Per nutrire il suo corpo mentale, un Iniziato si concentra sul cibo e chiude anche gli occhi per farlo meglio. Dato che il cibo rappresenta per lui una manifestazione della divinità, si sforza di studiarlo sotto tutti gli aspetti: da dove viene, cosa contiene, quali sono le sue caratteristiche fondamentali e quali entità se ne sono occupate, in quanto una schiera di esseri invisibili* lavora su ogni albero e su ogni pianta. Con lo spirito assorto in tali riflessioni, egli trae dal cibo elementi superiori a quelli del piano astrale, e da questi elementi gli derivano una chiarezza e una profonda visione della vita e del mondo. Dopo un pasto preso in simili condizioni, egli si alza da tavola con una comprensione così luminosa, tanto da renderlo capace di intraprendere le più grandi opere del pensiero.

La maggior parte della gente crede che sia sufficiente leggere, studiare e riflettere per sviluppare le capacità intellettuali. No, lo studio e la riflessione sono attività indispensabili ma non sufficienti; durante i pasti, anche il corpo mentale deve essere alimentato per acquistare resistenza a sforzi prolungati.

Bisogna comprendere bene che il corpo astrale e il corpo mentale sono il supporto l'uno del sentimento e l'altro del pensiero; essi hanno quindi bisogno di ricevere un nutrimento appropriato, affinché l'uomo possa svolgere il proprio compito sul piano affettivo e intellettuale.

Oltre ai tre corpi - eterico, astrale e mentale - l'uomo possiede altri corpi di un'essenza ancora più spirituale: il corpo causale, il buddhico e l'atmico, sedi della ragione, dell'anima, e dello spirito, che pure vanno nutriti. Li nutrirete lasciandovi penetrare da un sentimento di riconoscenza verso il Creatore. Questo sentimento di riconoscenza, che gli uomini vanno trascurando sempre più, vi aprirà le porte celesti attraverso le quali riceverete le più grandi benedizioni. In quel momento tutto si schiuderà davanti a voi e così vedrete, sentirete, vivrete! 
La riconoscenza è capace di trasformare la materia grossolana in luce e in gioia, ma bisogna imparare a utilizzarla.

Se saprete come alimentare i vostri tre corpi superiori, le particelle sottili che assorbirete in questo modo andranno a distribuirsi nel cervello, nel plesso solare, in tutti gli organi. Comincerete a rendervi conto di avere altre esigenze e di essere capaci di assaporare altre gioie di natura superiore, e vi si apriranno possibilità sempre maggiori.

Quando avete terminato il vostro pasto, non alzatevi da tavola immediatamente per andare a lavorare o discutere. Ma non va bene nemmeno andare a sdraiarsi. Se vi coricate per riposare, - si fa per dire - in realtà non vi riposerete affatto, ma vi appesantirete soltanto, e il vostro organismo diventerà pigro. Appena finito di mangiare, rimanete calmi un momento, facendo qualche respirazione profonda che consentirà una migliore distribuzione delle energie nell'organismo; vi sentirete così estremamente disponibili per riprendere ogni tipo di attività.

Non è sufficiente iniziare bene il pasto; bisogna anche terminarlo nel miglior modo possibile, per dare un buon avvio ai diversi lavori che vi attendono. Non dimenticate mai che ogni attività ha un inizio e che il momento essenziale è proprio l'inizio.

* vedi il libro di Geoffrey Hodson "Il regno degli dei"

continua nel post "La nutrizione 3"
Questi post sono tratti dal libro "Lo yoga della nutrizione" di Omraam Mikhael Aivanhov

La nutrizione 3


Al giorno d'oggi, le persone, turbate dal ritmo frenetico della vita, cercano dei mezzi per ritrovare il loro equilibrio e praticano lo yoga, lo zen, la meditazione trascendentale, oppure imparano delle tecniche di rilassamento. Non dico che tutto questo sia inutile ma io ho trovato un esercizio più semplice e più efficace: imparare a mangiare.


Fintanto che si mangia tra il rumore, il nervosismo, le fretta eccessiva e le discussioni, a che serve andare poi a meditare o a fare esercizi di yoga? Che assurdità! Perché non capire che ogni giorno, due o tre volte, tutti abbiamo l'occasione di fare un esercizio di distensione, di concentrazione e di armonizzazione di tutte le nostre cellule?

Se vi chiedo di sforzarvi di mangiare in silenzio (non solo di non parlare, ma di non fare alcun rumore con le posate), masticando rapidamente ma a lungo ogni boccone e facendo ogni tanto qualche respirazione profonda, ma soprattutto concentrandovi sul cibo e ringraziando il cielo per tutta quella ricchezza, è perché questi esercizi, apparentemente insignificanti, sono tra i migliori per acquisire la vera padronanza di sé. La padronanza di queste piccole cose vi darà la possibilità di governare le grandi. Quando vedo qualcuno che si comporta in maniera negligente e impacciata nelle piccole cose, è facile per me riconoscere non solo in che disordine è vissuto nel passato, ma anche come tutte le sue lacune si rifletteranno negativamente sul suo avvenire, perché tutto è legato.

Naturalmente è difficile tacere durante i pasti per concentrarsi unicamente sul cibo...E quando si riesce a tacere e a controllare i movimenti esteriormente, si fa del rumore interiormente. Oppure, se si riesce a portar la calma interiormente, è il pensiero che se ne va altrove. Ecco perché vi dico che la nutrizione è una forma di yoga, poiché saper mangiare richiede attenzione, concentrazione e padronanza di sé.

Per raggiungere la concentrazione del pensiero durante i pasti, però, bisogna già aver consolidato l'abitudine di dominare il pensiero nella vita quotidiana. Se siete sempre vigili e non vi lasciate invadere da pensieri e sentimenti negativi, allora il terreno è pronto e tutto sarà facile. "Ma allora bisogna prepararsi tutta la vita solo per mangiare nel modo giusto?" direte voi. Si e no...

Non tutti i problemi possono essere risolti per il fatto che sappiamo mangiare correttamente. Ora noi consideriamo i pasti come punto di partenza, ma ciò non significa che non vi sia nulla di più importante e che per tutto il resto della giornata ci si possa lasciare andare. Non dovete interpretare male le mie parole: bisogna essere attenti e vigili tutta la giornata, e mantenere quell'attenzione, quella vigilanza, anche durante i pasti.

Il pasto è una cerimonia magica, grazie alla quale il nutrimento si deve trasformare in salute, in energia, in amore, in luce. Provate a osservarvi: quando avete mangiato in uno stato di agitazione, di collera e di ribellione, per tutta la giornata vi comportate con acredine, nervosismo, parzialità e, se avete dei problemi difficili da risolvere, la bilancia penderà sempre dal lato negativo. Poi cercate di giustificarvi dicendo: "Cosa vuoi...non ci posso fare niente, sono nervoso", e per calmarvi prendete delle medicine, che in fondo non servono molto. Per migliorare lo stato del vostro sistema nervoso, imparate piuttosto a mangiare nella maniera giusta.

Quando vi trovate davanti al cibo, dovete lasciare tutto il resto da parte, anche gli affari più importanti, poiché la cosa principale sta nel nutrirsi secondo le regole divine. Se avete mangiato correttamente, tutto il resto si risolve molto più rapidamente; mangiare correttamente permette dunque di guadagnar tempo e di fare una notevole economia di energie. Non crediate di poter risolvere i problemi più facilmente e più rapidamente quando siete in uno stato di agitazione e di tensione; anzi, vi lascerete sfuggire gli oggetti di mano, vi esprimerete con parole rudi, strapazzerete la gente, e poi dovrete passare intere giornate a riparare i danni.

La maggior parte degli uomini non si rende conto che le più piccole attività della vita quotidiana hanno un'enorme importanza. Come far capire che i pasti possono essere l'occasione per sviluppare l'intelligenza, l'amore e la volontà? Tutti pensano che l'intelligenza si sviluppi per mezzo dello studio o, a rigore, delle difficoltà e delle prove della vita (quando siete nei guai, si risveglia una facoltà che vi spinge a riflettere e a trovare il modo di uscirne...). Pensano che il cuore si sviluppi quando si hanno moglie e figli da proteggere e da aiutare. La volontà poi, secondo molti, si sviluppa compiendo degli sforzi fisici, praticando dello sport, ecc... Eh no! Chi ragiona così non ha ancora capito come stanno le cose. '

continua in "La nutrizione 4"

Questo post è tratto dal libro "Lo yoga della nutrizione" di Aivanhov

Perché dovrei affliggermi ora? (2)


continua dal post del 21 settembre.
Questa è una trascrizione di un discorso tenuto a Poona da Osho Rajneesh nel 1976: "Perché dovrei affliggermi ora?"

Una volta ho sentito una storiella ebraica molto bella, straordinariamente significativa. Parla di un uomo che era sempre addormentato e sempre sul punto di riaddormentarsi, ovunque si trovasse. Lo si poteva vedere ai più grandi raduni di massa, ai concerti, alle riunioni più importanti, seduto che dormiva. Di certo tu conosci quell'uomo, perché sei tu. Di certo, devi averlo incontrato molte volte; come avresti potuto evitarlo? Sei tu!

Quell'uomo dormiva in tutte le posizioni immaginabili e inimmaginabili: dormiva con i gomiti per aria e le mani dietro la nuca. Dormiva in piedi, appoggiandosi a se stesso, per non cadere. Dormiva a teatro, per strada, nella sinagoga... ovunque andasse gli occhi gli si chiudevano dal sonno.

Se fosse stato un hindu, avrebbe potuto dormire perfino a testa in giù, nella posizione del shirhasana. Ho visto molti hindu dormire in questa posizione. Molti yogin imparano a dormire appoggiati alla testa. E' molto difficile, arduo, richiede una lunga pratica, ma, ma è possibile farlo.

I suoi vicini di casa dicevano che aveva continuato a dormire anche durante sette incendi e che una volta, trovandosi realmente in mezzo a un grande incendio, fu trascinato fuori dal letto, ancora addormentato, e steso sul marciapiede. Lì dormì per parecchie ore, finché arrivò un'ambulanza che se lo portò via.

Si raccontava anche che, al suo matrimonio, mentre recitava la formula di rito: "E io prendo in sposa...", cadde addormentato alla parola "sposa"...cerca di ricordartelo...e per svegliarlo dovettero colpirlo sulla testa con un candelabro, per ore, prima di riuscire a svegliarlo. Poi, ripeté lentamente la parola seguente, e si riaddormentò! 

Prova a ricordarti la tua cerimonia nuziale, la tua luna di miele, il tuo matrimonio. Sei mai stato sveglio? Ti sei mai lasciato scappare l'occasione di addormentarti, non appena ti era possibile? In realtà non hai mai fatto altro che dormire.
Ti sto rammentando tutto questo affinché tu possa credere al resto della storia che riguarda il nostro eroe.

Un giorno andò a dormire, e dormì, dormì profondamente, ma nel sonno gli sembrava di udire un rumore di tuono, sentiva tremare il letto. Pensò quindi che fuori piovesse, con il risultato che si riaddormentò ancor più piacevolmente, raggomitolandosi al calduccio delle coperte.

Ricordi quante volte hai interpretato le cose che ti succedevano, mentre dormivi? Ti ricordi di quando la sveglia si metteva a suonare e tu sognavi di essere in chiesa e di sentir suonare le campane? Questo è un trucco della mente per evitare il disturbo dato dalla sveglia.

Quando l'uomo si svegliò, si vide circondato da un grande vuoto: sua moglie non c'era più e non c'era più il letto e neppure materasso e coperte. Volle affacciarsi alla finestra ma non c'era più neppure quella. Avrebbe voluto precipitarsi giù per le scale e chiamare aiuto, ma non c'erano scale né aria per gridare. E quando decise di uscire almeno dalla porta, si accorse che non c'erano più porte:tutto era svanito!

Sulle prime rimase sconcertato, incapace di capire cosa fosse successo. Poi pensò: "Torno a dormire". Ma vide che non c'era più nemmeno la terra su cui adagiarsi. Solo allora cominciò a riflettere: "Sembra quasi che abbia dormito fino alla fine del mondo. Non è questo il modo di fare!"

Cominciava a deprimersi. Pensò: "Non c'è più il mondo, cosa farò senza un mondo? Dove andrò a lavorare, come mi guadagnerò da vivere, soprattutto adesso che il costo della vita è così alto e ci vogliono duemila lire per una dozzina di uova, che forse non sono neppure fresche; e poi, che ne sarà delle 10.000 lire che la società del gas mi deve restituire? E dove è andata mia moglie? E' possibile che sia sparita anche lei insieme al mondo, e a quelle cinquantamila lire che avevo nella tasca della giacca? Eppure, non è il tipo di donna che scompare facilmente", rimuginava tra sé e sé tutte queste cose...

Anche tu penserai a queste cose, il giorno in cui, all'improvviso, ti accorgerai che il mondo è scomparso. Non sapresti che altro pensare. Penseresti al prezzo delle uova, al tuo ufficio, a tua moglie, ai soldi. Tu non sai che altro pensare! Il mondo intero è scomparso, ma il tuo modo di pensare è diventato meccanico.

"E cosa faccio se mi viene voglia di dormire? Come farò a stiracchiarmi, se il mondo non c'è più? E se mi viene il mal di schiena? E chi finirà quella montagna di lavoro rimasta in negozio? E se volessi farmi un goccetto, dove vado? Ehi, ma si è mai vista una cosa simile? Uno si addormenta con il mondo sotto la testa, e quando si sveglia non c'è più!" 

Un giorno o l'altro accadrà anche a te. E' ciò che accade a ogni uomo quando muore. All'improvviso il mondo intero scompare. D'un tratto non fai più parte di questo mondo, vieni proiettato d'acchito in un'altra dimensione.

Questo accade ad ogni uomo che muore perché tutto quello che conosci è soltanto il mondo periferico. Quando muori, improvvisamente la tua periferia scompare, e tu vieni rigettato nel tuo centro, senza conoscerne il linguaggio, senza sapere nulla del tuo centro. Ti apparirà come vuoto, avrai la sensazione di una negazione, di un'assenza.

Mentre il nostro eroe se ne stava lì, in mutande, pensando a cosa fare, gli venne un'idea: "Al diavolo! Il mondo non c'è più? E chi lo voleva? Chi ne ha bisogno? Visto che, di fatto, è scomparso, potrei andarmene al cinema per ingannare un po' il tempo".
Ma con suo grande stupore si accorse che erano spariti anche i cinema.

"Ho combinato proprio un bel pasticcio," pensò il nostro eroe lisciandosi i baffi, "se non avessi dormito così profondamente," si rimproverò, "sarei scomparso anch'io con tutto il resto. Questa è proprio una bella sfortuna...né mi posso consolare con un bicchierino. E mia moglie? Chissà con chi è sparita? Se è con quel bell'imbusto dell'ultimo piano, l'ammazzo! 
Mio Dio...chissà che ore sono?"

A queste parole il nostro eroe gettò uno sguardo all'orologio, ma non  lo trovò. Cercò in entrambe le tasche del vuoto infinito, ma non riuscì a trovare nulla da toccare.

"Ho appena speso diecimila lire per quell'orologio, ed ecco che è già scomparso," pensò tra sé e sé. "Non mi importa se il mondo è scomparso, non era il mio mondo! Ma l'orologio! Perché doveva scomparire anche lui? Un orologio nuovo, pagato diecimila lire! Non aveva neppure un graffio...e che sete! E niiente da bere. Non c'è niente di meglio di un buon bicchiere, al mattino. E chissà se mia moglie...ho continuato a dormire in mezzo a questa catastrofe, merito proprio il peggio! Aiuto, aiuto, aaaiiiuuutoooo!
Dove avevo la testa? Perché non ho tenuto d'occhio il mondo e mia moglie? Perché li ho lasciati sparire... erano ancora così giovani!" Così dicendo, il nostro eroe cominciò a picchiare la testa contro il vuoto, ma poiché il vuoto è molto soffice, non si ferì e rimase vivo per raccontare la sua storia.

continua...